Ti sei mai chiesto chi furono i primi filosofi greci? O come sia nata la filosofia in Grecia.
Attraverso questo breve approfondimento si cercherà di capire quali sono le origini della filosofia greca. L’argomento è stato affrontato in maniera piuttosto schematica. L’obiettivo è quello di cogliere i concetti chiave delle scuole di pensiero nate in Grecia nel primo periodo.
I periodi della filosofia greca
La storia della filosofia greca può essere divisa in cinque periodi. Ogni periodo ha una propria scuola si pensiero.
- Periodo Cosmologico → Periodo della filosofia greca in cui si ricerca l’unità che garantisce l’ordine del mondo e la possibilità della conoscenza umana. Di questa schiera filosofica ne fanno parte i filosofi greci chiamati Presocratici, ad eccezione dei Sofisti.
- Periodo Antropologico → Periodo della filosofia greca in cui l’interesse si sposta sull’uomo. I filosofi greci che ne fanno parte sono i Sofisti e Socrate.
- Periodo Ontologico → Periodo della filosofia greca in cui domina il problema dell’essere o della realtà in generale e del rapporto che l’uomo ha con esso. E’ il periodo di piena maturità del pensiero greco, che ripropone in sintesi i due problemi precedenti. I filosofi greci che ne fanno parte sono Platone e Aristotele.
- Periodo Etico → Periodo della filosofia greca incentrato sulla condotta dell’uomo. Ne fanno parte le correnti filosofiche dello Stoicismo, Epicureismo, Scetticismo ed Eclettismo.
- Periodo Religioso → Periodo della filosofia greca in cui si cerca una vita di ricongiungimento dell’uomo verso Dio, considerato unica forma di salvezza. Vi rientra la Scuola Neoplatonica.
Presocratici
Cominciamo il nostro excursus partendo dal primo periodo filosofico, ovvero quello Cosmologico. All’interno del suddetto periodo i primi filosofi a comparire sulla scena furono i Presocratici.
Quando si parla di Presocratici si intende l’insieme di filosofi anteriori alla venuta Socrate, che hanno indagato le incognita della natura e della realtà. Saranno successivamente i Sofisti a spostare il centro della riflessione filosofica dall’universo all’uomo. Ecco perché ci si interroga se si tratti di Presocratici o Presofisti.
I Presocratici fioriscono nel VI a.C. e non costituiscono un insieme compatto di filosofi ma si distinguono al loro interno molteplici scuole di pensiero. Stiamo parlando de’:
- Gli ionici di Mileto → Talete, Anassimandro, Anassimene
- I Pitagorici → Pitagora e seguaci
- Gli Eraclitei → Eraclito e seguaci
- Gli Eleati → Parmenide e seguaci
- I Fisici Posteriori → Empedocle, Anassagora, Democrito
Cosa accade nella civiltà Ionica?
Nella zona dello Ionio, ovvero vicino alle città di Mileto, Efeso, Samo e Chio, prende avvio una delle cinque scuole filosofiche. I fattori che crearono le condizioni ideali alla nascita di questa scuola filosofica sono molteplici.
Per prima cosa lo sviluppo di forme politiche democratiche, a cui si aggiunse uno sviluppo scientifico elevato. La vicinanza con l’oriente è un altro fattore importante, che porta alle persone una maggiore apertura mentale.
Si passa perciò da una mentalità legata alla superstizione, credenze magiche e usanze, ad un’osservazione più attenta e razionale dei fenomeni naturali. Ed è proprio qui che nasce la figura del filosofo-scienziato.
A cosa pensano i filosofi della cultura ionica?
Il primo pensiero dei filosofi della cultura ionica prende il nome di Archè (principio), intendendo con tale espressione la materia da cui tutte le cose derivano e la forza, o legge, che spiega la loro nascita e morte. Da questo pensiero derivano due correnti filosofiche:
- Ilozoismo → dal greco «materia vivente», in quanto essi ritengono che la materia primordiale sia formata da una forza intrinseca che la fa muovere e non necessita quindi di altro movente esterno;
- Panteismo → dal greco «tutto è dio», poiché identificano il principio eterno del mondo con la divinità.
Conosciamo i filosofi della scuola ionica di Mileto
Primo fra tutti Talete da Mileto, fondatore della scuola Ionica, vissuto tra la fine del VII a.C. e la prima metà del VI a.C. Talete fu uomo politico, astronomo, matematico e fisico, oltre che filosofo. Come astronomo predisse un’eclissi solare (forse quella del 28 maggio 585 a.C.), come matematico trovò vari teoremi di geometria mentre come fisico scoprì le proprietà del magnete.
Tutto ciò che sappiamo di Talete lo dobbiamo ad Aristotele che ne parla nel suo Metafisica. L’argomento presentato su Talete è uno solo: quello dell’acqua come archè.
Talete dice che il principio è l’acqua, perciò anche sosteneva che la Terra sta sopra l’acqua; prendeva forse argomento nel vedere che il nutrimento di ogni cosa è umido e persino il caldo si genera e vive nell’umido.
Altro filosofo della scuola Ionica di Mileto era Anassimandro. Anassimandro nacque nel 610-609 a.C. e fu anch’egli uomo politico ed astronomo. Fu il primo ad usare il termine di archè che lui riconosce non nell’acqua ma nell’Aperion, dal greco a «non» e perion «limiti».
Con l’Aperion Anassimandro indicava una materia in cui tutti gli elementi non sono ancora distinti, e che perciò oltre che infinito (nel senso di illimitato) è anche indefinito o indeterminato. Caratteristiche della materia sono perciò l’infinito e l’indeterminato. Nella materia avviene il processo di separazione dal quale le cose derivano. La sostanza infinita è animata da un eterno movimento dal quale si separano da essa i contrari: caldo e freddo, secco e umido, ecc.
Da questa separazione si generano mondi infiniti, che si succedono secondo un ciclo eterno. Per ogni mondo il tempo della nascita, della durata e della fine è segnato. Tutti gli esseri sono soggetti ad una legge cosmica che punisce la prevaricazione e la prepotenza. L’ingiustizia che tutti gli esseri commettono è dovuta alla costituzione della materia stessa e quindi alla loro nascita. La nascita è vista come la separazione degli esseri dalla sostanza infinita.
Da tale separazione nasce una rottura dell’unità che è propria dell’infinito, lasciando spazio al contrasto, alla diversità dove prima vigeva l’omogeneità e l’armonia. Con la nascita gli esseri diventano finiti, e non sono più infiniti, ossia molteplici, diversi e contrastanti perciò destinati a scontare con la morte la loro nascita macchiata di tracotanza, per tornare all’unità.
La grandezza della personalità filosofica di Anassimandro si evince anche dalla sua teoria sui mondi. Per Anassimandro i mondi sono infiniti perché si generano in continuazione (oggi lo chiamiamo universo in espansione).
Riguardo al nostro mondo, cioè alla Terra, egli lo immagina come un cilindro sostenuto da nulla perché trovandosi a uguali distanze da tutto, non è portato a muoversi verso nessuno di esse. Riguardo agli uomini si rende conto che non sono gli esseri originari della natura in quanto non avrebbero potuto sopravvivere se fossero nati per la prima volta come nascono ora.
Perciò suppone che provenivano da altri animali, addirittura azzarda con i pesci. Anassimandro cerca di dare una spiegazione ad una delle domande che ha sempre preoccupato l’individuo: l’origine dell’uomo.
Infine, altro importante filosofo presocratico è Anassimene da Mileto che fu forse discepolo di Anassimandro. Come Talete egli riconosce il principio in una materia esistente: l’aria. All’aria Anassimene dona delle caratteristiche riprese dalla filosofia di Anassimandro, ossia l’infinità e il movimento incessante.
L’aria è la forza che anima il mondo. Dalla mutazione dell’aria nascono le cose: rarefacendosi l’aria diventa fuoco, e condensandosi diventa vento poi nuvola e poi di nuovo acqua, terra e pietra.
I Pitagorici
Tra i tanti filosofi greci, Pitagora è stato un personaggio più vicino alla figura di profeta-mago che del filosofo. Secondo alcune leggende, egli avrebbe ereditato il suo sapere dal Dio Apollo.
In realtà sappiamo con certezza che Pitagora nacque a Samo nel 571-570, venne in Italia nel 532-531 e che morì nel 497-496. A lui si deve la nascita della dottrina filosofica della Metafisica, cioè della trasmigrazione dell’anima, dopo la morte, in corpi di animali o altri uomini. Per Pitagora il corpo era la prigione dell’anima e la vita corporea una punizione. Solo attraverso la pratica filosofica l’anima riesce a liberarsi del corpo.
Per pratica filosofica si intende la vita della sapienza e i riti purificatori. La scienza era il mezzo per purificare l’anima e condurla alla salvezza e liberazione. Ciò che diceva Pitagora non poteva esser messo in discussione. Da lui proviene infatti la famosa formula latina dell’ipse dixit, in quanto depositario di sapienza per volontà del Dio Apollo.
A Pitagora si deve la nascita della matematica come scienza, anche se pare che il suo sapere sia stato desunto dalle dottrine matematiche egiziane e da altri popoli orientali. I pitagorici elaborarono i concetti chiave della matematica, come quantità, punto, linea, superficie, angolo.
Tutte le scoperte matematiche dovevano poi avere una propria dimostrazione pratica, caratteristica della matematica greca. Alla base della matematica cioè il numero che rappresenta la sostanza delle cose. Per i pitagorici tutte le cose sono numeri e perciò, il mondo non è altro che un ordine misurabile di cose. Infatti col numero era possibile spiegare il moto degli astri, le stagioni, la musica, eccetera.
Il numero si divide in dispari e pare. Tutto ciò che è dispari rappresenta la perfezione, ossia il giusto. Il pari invece è l’entità imperfetta perché illimitato, quindi incompiuto e non terminato. Ciò si spiega meglio con la rappresentazione in puntini. I punti costruiti da numeri pari procedono all’infinito poiché non c’è un punto che chiuda le due serie.
Caratteristica del pitagorismo è il dualismo, ossia la contrapposizione. Infatti in base alla contrapposizione di dispari e pari si possono aggiungere il bene e il male, il maschio e la femmina, la retta e la curva, la luce e le tenebre, quadrato e rettangolo. Anche in astronomia ebbero delle geniali intuizioni.
Furono i primi a sostenere la sfericità della Terra. Arrivarono a questa conclusione poiché consideravano la sfera la più perfetta tra le figure solide avendo tutti i lati del cerchio equidistanti. Intuirono che non era la Terra ad essere al centro dell’Universo, ma che essa insieme ad altri corpi celesti si muove intorno a un fuoco.
I corpi celesti che si muovono intorno al fuoco sono dieci: il cielo delle stelle fisse, che è il più lontano, i cinque pianeti (saturno, Giove, Marte, Mercurio, Venere), il Sole, la Luna, la Terra e l’antiterra (quest’ultimo inventato per far arrivare a dieci i corpi celesti).
I Pitagorici riconobbero inoltre la rotazione della Terra intorno al suo asse. Fu Aristarco da Samo nel III secolo a capire che al posto del fuoco vi era il Sole: nacque così la teoria eliocentrica, anticipando Copernico. Purtroppo la sua teoria fu poi sostituita da quella geocentrica di tipo aristotelico-tolemaico.
Gli Eraclitei
Esponente maggiore degli Eraclitei è Eraclito, da cui deriva il nome della scuola filosofica. Eraclito visse a Efeso tra il VI e il VI secolo, sembrerebbe di origine nobile; questo spiegherebbe alcuni tratti della sua filosofia.
Infatti, alla base del pensiero di Eraclito vi era la contrapposizione tra la filosofia, da lui identificata con la verità a cui appartenevano gli svegli, e la comune mentalità degli uomini, considerati dormienti e luogo di errori. I dormienti erano coloro che vivevano in un sogno incapaci di intere e di volere, mentre gli svegli erano i filosofi, coloro che vanno alla ricerca della verità.
Tale filosofo doveva condurre una vita in solitudine, in cui il suo unico pensiero era scandagliare la profondità della propria anima, indagando ciò che lo circonda. Per fare ciò doveva avvalersi di una profonda conoscenza. Eraclito è famoso per aver inventato la teoria del divenire, dove il mondo è paragonato a un flusso continuo perenne in cui «tutto scorre», panta rei.
Non è possibile discendere due volte nello stesso fiume, né toccare due volte una sostanza mortale nello stesso stato; per la velocità del movimento, tutto si disperde e si ricompone di nuovo, tutto viene e va.
La forma dell’essere, ossia di tutto ciò che ci circonda, è il divenire poiché ogni cosa è soggetta al tempo e alla trasformazione, ed anche ciò che sembra statico e fermo in realtà è dinamico. Eraclito trova il suo principio nel Fuoco, elemento mobile e distruttore per eccellenza. Il fuoco condensandosi diventa acqua e poi terra, mentre la terra, rarefacendosi, si fa acqua e poi fuoco.
La parte più originale del suo pensiero è sicuramente la teoria dei contrari. Secondo Eraclito gli opposti non possono esistere senza l’altro.
L’uno vive la morte dell’altro, come l’altro muore la vita del primo ma nello stesso tempo non possono stare l’uno senza l’altro, vivendo solo in virtù dell’altro. Ad esempio la sazietà della fame, la salute della malattia, la giustizia dell’offesa, eccetera.
Questa interdipendenza ed inscindibilità degli opposti Eraclito la definisce con il termine Logos, ossia Ragione. Il Logos corrisponde alla legge universale che regola il principio di Eraclito, cioè il Fuoco.
La scoperta dell’unità degli opposti porta Eraclito a ritenere che l’armonia del mondo si basa non sulla conciliazione dei contrari ma sul mantenimento del conflitto.
La vita è lotta ed opposizione e la sua armonia risiede proprio in questo fatto, senza di cui non ci sarebbe l’essere.
A differenza di Omero che affermò «Possa la discordia sparire tra gli dei e gli uomini», Eraclito obietta «Omero non si accorge che egli prega per la distruzione dell’universo, perché se la sua preghiera fosse esaudita, tutte le cose perirebbero», in quanto «la guerra di tutte le cose è madre, di tutte la regina».
A proposito dell’universo Eraclito ce lo immagina rappresentato nella figura di Dio. C’è Dio in ogni frammento dell’universo. Dio è inteso come Unità di tutti i contrari, mutamento continuo e Fuoco generatore.
La divinità è giorno-notte, inverno-estate, guerra-pace, sazietà-fame. Ed essa muta come il Fuoco.
Per concludere, il Fuoco o Logos è una realtà eterna e divina (panteismo) che si realizza nella lotta dei contrari e nel ciclo produzione-distruzione.
L’Eleatismo
Secondo gli Eleati le cose non sono come i sensi e l’esperienza le manifestano ma come la ragione le pensa, secondo una logica rigorosa.
Il fondatore della scuola eleatica è Parmenide, vissuto tra il 550 e il 450. Per il filosofo l’uomo può raggiungere la verità attraverso due vie: l’alètheia, ossia il sentiero della verità basato sulla ragione che ci porta a conoscere l’Essere vero; o la doxa, il sentiero dell’opinione basato sui sensi che ci fa conoscere l’Essere apparente.
Bisogna imboccare la via della ragione. Tale via si ritiene che l’essere è e non può non essere, mentre il non essere non è e non può essere. Ma come è fatto questo Essere? Prima di tutto è eterno, visto che può morire perché altrimenti non esisterebbe e perciò diventerebbe un non-essere.
L’Essere è inoltre immutabile ed immobile, perché se fosse una delle due cose implicherebbe di nuovo il non-essere, in quanto si troverebbe in una situazione in cui prima non era. E’ inoltre unico ed omogeneo perché se ce ne fossero più di uno dovrebbero esserci degli intervalli di non-essere. L’Essere infine è finito, perché la finitudine è sinonimo di compiutezza e perfezione. Ciò che traspare da queste caratteristiche è un essere perfetto.
I fisici pluralisti
I fisici pluralisti sono un gruppo di filosofi greci che tornano ad interessarsi della natura. Nel loro pensiero si trova una sintesi fra l’Eraclitismo e l’Eleatismo. Dai primi accettano l’idea del divenire incessante delle cosa, mentre da Parmenide accolgono il concetto di eternità e immutabilità dell’essere.
I fisici pluralisti dividono la natura in composti (mutevoli) ed elementi (immutabili): gli elementi immutabili, eterni sono gli atomi che unendosi tra loro creano ciò che noi chiamiamo «nascita» e separandosi provocano la «morte».
Attraverso questo ragionamento giungono al principio secondo cui in natura, nella si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma. Tale pensiero sarà poi ripreso da Lavoisier che lo porrà come fondamento della chimica moderna.
Tra i fisici pluralisti emerge la personalità di Empedocle che nasce ad Agrigento nel 492 e fu uomo politico, medico, taumaturgo e scienziato.
Partendo dalla tesi di Parmenide, per cui l’essere non può né nascere ne perire, ritiene che la nascita e la morte siano causati dal combinarsi e dividersi degli elementi che compongono la cosa. L’unione degli elementi è la nascita delle cose, mentre la loro disunione la morte. Gli elementi sono quattro: fuoco, acqua, terra ed aria.
Queste quattro radici sono animate da due forze opposto: l’Amore che tende ad unirle e l’Odio che tende a dividerli. La natura di Amore e Odio è di origine cosmica e divina. Empedocle presenta la sua teoria sulla nascita dell’universo, secondo la quale all’inizio vi era lo Sfero ossia l’unione di tutti gli elementi.
Ad un certo punto entra in vigore l’Odio che separa gli elementi e allo stesso tempo ne determina la loro nascita. Questa teoria rappresenta anche una metafora della conoscenza, per cui principio fondamentale di quest’ultima è che il simile conosce il simile.
La conoscenza avviene tramite il ricongiungimento tra l’elemento che è nell’uomo e che inconsciamente conosce, e lo stesso elemento al di fuori dell’uomo.
Anassagora invece, ammette il principio di Parmenide per cui nulla nasce e nulla perisce e lo interpreta nel senso che nascere significa «riunirsi» e perire significa «separarsi».
Gli elementi che si uniscono e separano vengono chiamati da Anassagora semi, ed hanno la caratteristica di essere infinitamente indivisibili.
Non vi è un limiti di quantità, ogni seme seppur piccolo può essere diviso. Allo stesso tempo non vi è una grandezza massima, considerato che ogni seme può aggiungersi fino ad aumentare senza limiti. Non esiste infine il concetto di grande o piccolo perché tutto è relativo.
Tali semi sono mossi da una forza che li fa muovere e le ordina. Questa forza è in realtà un’intelligenza divina, che ha una sembianza più vicina alla materia che allo spirito.
Tuttavia Anassagora si distacca da Empedocle nella sua teoria della conoscenza. Per Anassagora il simile conosce il dissimile. Noi sentiamo il freddo con il caldo, il dolce con l’amaro e ogni qualità con la qualità opposta.
Una delle conquiste più importante di questo filosofo è l’aver raggiunto l’idea di progresso, per cui l’umanità si sviluppa attraverso «l’esperienza, la memoria, il sapere e la tecnica».
Anassagora riconosce l’importanza della tecnica, dato che è il lavoro e l’esperienza che aguzzano le nostre capacità mentali.
L’uomo è il più intelligente degli animali in virtù del possesso delle mani.
L’uomo partendo da uno stato primitivo e di disagio giunge attraverso le leggi e l’invenzione delle tecniche alla fondazione della civiltà.
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