E certamente ogni verisimile vuole, che se il carattere degl’italiani fosse stato differente da quello de’ Greci nella venuta de medesimi, in torno al carattere, i nostri non averebbono abbandonato il propio per seguire quello de’Greci. Tanto accadde a’ Longobardi; costoro nel venire in Italia guastarono colla loro la Lingua Latina, e furono cagione della nostra favella, ma i caratteri non furono cambiati con quei de’ Longobardi , com’è noto, anzi del nostro questa’ Nazione ne’ loro sepolcri si servirono.
(Pinamonti Giovanni Pietro, Opere del padre Gio. Pietro Pinamonti della Compagnia del Gesù. Con un breve ragguaglio della sua vita, 1742)
I siti Longobardi in Italia
Dal 2011 l’UNESCO ha riconosciuto sette siti appartenenti all’italia longobardorum come patrimonio culturale dell’Unesco. Cividale del Friuli con il suo tempietto longobardo, il castrum di Castelseprio-Torba, il complesso di San Salvatore a Brescia, Benevento con la chiesa di Santa Sofia, Monte Sant’Angelo con il suo antichissimo santuario micaelico, Spoleto con la chiesa di San Salvatore ed il magnifico tempietto sul Clitunno a Campello.
Chi erano i longobardi
Nelle epoche passate invece i longobardi erano considerati una popolazione di ‘barbari’. Il termine barbaro, coniato dai Greci, significava letteralmente Balbuziente ( da bar-bar) ed era adoperato per indicare colui che non sa parlare bene, né comportarsi, né vivere secondo principi, privo di cultura ed educazione.










Siamo davvero sicuri che la popolazione longobarda possa rispecchiarsi in questo termine? Durante la Controriforma, da Cesare Baronio fino ad Alessandro Manzoni, la maggior parte degli intellettuali si è dimostrata ostile ai Longobardi.
Le parole di Giorgio Vasari sono a proposito, un verdetto molto aspro sulla loro arte :
Ma per tornare al proposito nostro uscirono delle mani de’ maestri di que’ tempi quei fantocci, et quelle goffezze, che nelle cose vecchie ancora hoggi appariscono. Il medesimo avvenne dell’Architettura; Perche bisognando pur fabricare, et essendo smarrita in tutto la forma, e il modo buono per gl’Artefici morti, e per l’opere distrutte, e guaste; Coloro, che si diedero à tale esercizio, non edificavano cosa, che per ordine, o per misura havesse grazia, ne disegno, ne ragion alcuna. Onde ne vennero a risorgere nuovi Architetti, che delle loro barbare nazioni fecero il modo di quella maniera di edifizi, c’hoggi da noi son chiamati Tedeschi, iquali facevano alcune cose piu tosto a noi moderni ridicole, che à loro lodevoli.
E’ facile comprendere fin qui come si considerasse tutto quello che c’è stato tra l’Antica Roma e Brunelleschi un enorme buco nero.
Certo, noi siamo figli della cultura classica e latina, siamo figli di Enea e di Odisseo, ma non dimentichiamoci che questa nostra radice romano-ellenica è stata in passato più volte irrobustita e irrorata di forze ed elementi provenienti da altre civiltà.
Una contaminazione che non ci ha impoverito, ma anzi, ci ha arricchito. I manufatti che hanno lasciato testimoniano la loro capacità di trasformare le culture a loro precedenti per rielaborarle in qualcosa di nuovo, diventando così l’anello di congiunzione tra la l’antichità classica greca, quella bizantino-romana e il mondo moderno.
Se oggi riusciamo a cogliere il valore delle loro opere è perché abbiamo abbandonato quel pregiudizio rinascimentale che vietava la possibilità alle popolazioni barbare di elaborare un’arte.
L’arte longobarda in Italia
La maggior parte dei manufatti artistici sono giunti a noi attraverso i corredi funerari nelle necropoli, i cui oggetti variavano di preziosità in base al ceto di appartenenza del defunto.

Predominano strumenti della casa, orecchini, anelli, collane variopinte splendenti di pietre colorate, di ambra e cristalli di rocca, poi le fibule a chiusura delle vesti, ornate di oro, argento e pietre preziose. e inoltre anche fibule a rosetta e a disco ornate a cloisonné, d’origine franca. Frequente la presenza dell’anello coniugale a doppia losanga, del bracciale, di croci in lamina d’oro, del coltellino, di fuseruole e spilloni in argento con anellini trilobati guarnivano le acconciature dei capelli.
Nei corredi dei guerrieri invece era possibile trovare armi, vasi in ceramica, pedine da gioco.
Conoscere questi oggetti ci permette di capire meglio quali innesti hanno apportato alle civiltà allora presenti: quella romano-bizantina, ormai giunta al termine, e successivamente all’arte carolingia.
Dobbiamo sapere che i Longobardi giunsero in Italia nel 568 guidati da re Alboino, dopo esser stati per quarantadue anni nella Pannonia (l’odierna Romania).
In Pannonia erano stati foederati (alleati) dei romani, quindi conoscevano molto bene l’impero soprattutto per ciò che riguardava gli usi militari. Alcuni di loro erano stati addirittura usati dai romani in Italia per combattere contro i Goti al fianco dei Bizantini. Giunsero precisamente in Friuli e occuparono il Forum Julii, centro romano fondato da Giulio Cesare intorno alla metà del I secolo. Sarà poi costruita nello stesso luogo la città di Cividale.
A conferma di tale tesi durante dei lavori di manutenzione del Ponte del Diavolo fu rinvenuta l’iscrizione Forum Julii. Ed è proprio a Cividale che fondarono il primo ducato longobardo in Italia. Alboino decise di mettere a capo del ducato il nipote Gisulfo considerato “uomo abile in ogni cosa” (Paolo Diacono).
Oreficeria longobarda
Essendo una popolazione nomade, l’unica espressione artistica ben sviluppata ancora prima della calata in Italia era sicuramente l’oreficeria. Produssero crocette sbalzate in lamina d’oro che hanno la caratteristica di avere decorazioni naturalistiche, con animali stilizzati e girali vegetali, dalle quali emergono figure zoomorfe.

Fino al VII secolo l’orificeria continua ad essere l’arte guida, e oltre alle semplici crocette cominciano a fabbricare gioielli di maggior impegno, ossia le croci gemmate.
Probabilmente avevano avuto modo di vedere i palinsesti votivi che i cristiani portavano in pellegrinaggio poiché spesso riprendono il tema del Crocifisso, presente nella tradizione cristiana e bizantina, sostituendolo con una semplice Imago Christi posta al centro della croce.
Molto spesso potevano essere decorate con lettere latine e volti umani.


Armi longobarde
Altra forma d’arte era la produzione di armi, presenti nei corredi funebri maschili, il cui prodotto più spettacolare erano sicuramente gli scudi da parata, scudi di legno ricoperti di cuoio su cui venivano applicate piccole figure decorative in bronzo realizzate con una linea astratta, in posizioni dinamiche e scattanti che andavano posizionate sullo scudo.
Lamina di Agilulfo capolavoro d’arte orafa longobarda
Sicuramente apparteneva ad un elmo, la famosa lastra con rappresentato il trionfo di Agilulfo. La rude espressività e la tensione lineare derivano dall’oreficeria barbarica mentre lo schema compositivo è sicuramente di matrice classicheggiante perché ha le due vittorie alate ai fianchi e al centro il re in trono.


La scultura dei longobardi in Italia
Il tentativo di congiungere l’arte longobarda con motivi tardo antichi lo vediamo anche nella Testina di Teodolinda, anteriore al 628.

Qui viene a meno la modellazione presente nella bizantina Testa di Teodora, il modello da cui hanno preso spunto.

Si tende a stilizzare i lineamenti in modo tale che il prodotto artistico possa avvicinarsi maggiormente anche ai modelli dell’Egitto copto.

Ma il parallelo più stringente è quello con lo Scettro di Sutton, prodotto della popolazione Sassone, il cui confronto dimostra le tante affinità con questo popolo germanico con i quali i longobardi condividevano le origini geografiche (originari della Scandinavia).

L’oreficeria era anche alla base della creazioni di capitelli, molti di essi hanno schemi che ricordano le fibule a cicala, creando una tipologia di decorazione mai vista prima. Nel mondo classico romano le tipologie di capitelli erano tre (ionico, dorico e corinzio) mentre solo con l’avvento del Cristianesimo si cominceranno a notare decorazioni con riferimenti cristologici. Ma la presenza di elementi come le foglie d’acqua sono una novità preziosa.



Tempietto di Cividale del Friuli
Una delle ultime grandiose opere che questa affascinante civiltà ci ha lasciato è il famoso tempietto di Cividale che con molta probabilità doveva esser appartenuto a un Gastaldo di cui ne rappresentava la ricchezza e l’eleganza di un ambiente di corte.
La cosa curiosa è come sia possibile che a poca distanza geografica possano convivere due opere artisticamente così opposte. Da un lato il tempietto di Cividale, opera di una qualità artistica straordinaria, un piccolo monastero dedicato alla vita religiosa di un élite longobarda. Le grandi sante e le cornici rappresentano il punto d’incontro tra la cultura ‘volgare’ longobarda e la rilettura dei modelli classici.
L’altare di Ratchis
Dall’altro l’altare di Ratchis, dal nome del successore di Gisulfo, prodotto di un linearismo astratto, figure curiose che sembrano rozze, sospese in un ambiente privo di prospettiva tant’è che addirittura alcune volano nell’aria. L’altare era nel Duomo e perciò era destinato a una lettura più ampia, questo spiega la scelta dello stile.
Le persone che lo guardavano avevano la capacità di leggere l’astrazione. Inoltre l’altare è una testimonianza importante della cristianizzazione dell’aristocrazia longobarda del periodo. Il repertorio iconografico è quello tradizionale. Nella parte frontale ci sono quattro angeli che sostengono una mandorla con dentro la figura di Cristo Benedicente.
Nei pannelli laterali troviamo la Visitazione di Maria e l’Adorazione dei Magi. Quello che cogliamo fin da subito è la disarticolazione dei corpi, con braccia lunghe e fisionomie deformate. La lavorazione è molto ricercata e doveva sicuramente essere completata dall’uso del colore che avrebbe trasformato le espressioni addolcendole.
Lo scopo era quello di sembrare una ricca opera di oreficeria e non di scultura.




Longobardi e cristianesimo
I longobardi, come tutte le popolazioni germaniche, erano pagani, ma subirono l’influsso della civilizzazione romana che li portò a convertirsi al cristianesimo. La conversione avvenne ad opera della regina Teodolinda, e l’editto di Rotari (643).

Questo spiega la presenza di immagini e riferimenti cristiani nella loro arte a partire dalla data prossima al matrimonio della regina Teodolinda, verso la fine del VII secolo. La regina infatti, si convertì al cristianesimo in seguito al matrimonio con il re Autari, di conseguenza a partire dal 603 d.c. tutti i longobardi si convertirono dopo di lei.
Cosa dimostra tutto ciò? Una caratteristica estremamente moderna di questa popolazione: la disponibilità ad utilizzare linguaggi diversi davanti a fruitori diversi.
Dove incontrare i Longobardi in Italia
Informazioni pratiche. Le tappe da percorrere per intraprendere un viaggio alla scoperta dei Longobardi sono:
- Cividale del Friuli, per maggiori informazioni ti invitiamo a visitare la pagina del comune cliccando qui. Per visitare il Tempietto è necessario prenotare la visita guidata telefonando in biglietteria al telefono Biglietteria: +39 0432 700867 o Info Prenotazioni : +39 0432 710460L’orario di apertura al pubblico è il seguente dal 1° aprile 2014ORARIO ESTIVO (dal 1^ aprile al 30 settembre)da Lunedì a Venerdì 10.00 – 13.00 e 15.00 – 18.00
Sabato, Domenica e festivi 10.00 – 18.00
ORARIO INVERNALE (dal 1^ ottobre al 31 marzo)da Lunedì a Venerdì 10.00 – 13.00 e 14.00 – 17.00
Sabato, Domenica e festivi 10.00 – 17.00Costo a persona / denominazione biglietto/ destinato a€ 4,00 INTERO- persone over 25 – under 65 anni, no gruppi
€ 0,00 GRATUITO
– ragazzi under 8 anni
– guide UE
– Handicap UE ed eventuali accompagnatori
– personale MiBACT
– membri ICOM
– possessori FVG CARD*
– accompagnatore di un gruppo scolastico
*obbligo di esibire la FVG CARD alla biglietteria
€ 3,00 RIDOTTO ADULTI
– persone di età compresa tra i 18 e 25 anni (NON studenti)
– persone dai 65 anni di età
– gruppi di minimo 15 persone
che non rientrano nelle categorie per le quali è prevista la gratuità
€ 1,50 RIDOTTO RAGAZZI
– 8-18 anni
– Studenti fino a 25 anni
– gruppi scolastici (insegnante accompagnatore entra gratuitamente)
che non rientrano nelle categorie per le quali è prevista la gratuità
- La Basilica di San Salvatore a Brescia, visita il sito cliccando qui ;
- La Basilica di San Salvatore a Spoleto
- Il Santuario di San Michele è aperto tutto l’anno, se hai bisogno di maggiori informazioni clicca qui
- Chiesa di Santa Sofia a Benevento ha il seguente orario di apertura
Mattina 8:00 – 12:00
Pomeriggio 16:30 – 20:00 (orario estivo)
16:00 – 19:00 (orario invernale)
- Area archeologica di Castelseprio e Torba. L’ingresso è gratuito. L’orario di apertura al pubblico è il seguenteOrari:
Parco Archeologico
Periodo 01/02 _ 30/11
dalle ore 8,30 – 19,30 (martedì- venerdì) chiusura alle ore 16.00 il mese di novembre
dalle ore 8,30 – 19,00 (sabato)
9,45 – 18,00 (domenica e festivi)
Periodo 01/12 _ 31/01
dalle 8,30 – 16,00(martedì- venerdì)
9,15 – 14,45 (domenica e festivi)
Periodo 20/12 _ 10/01
dalle ore 9,15 – 14,45 (martedì- venerdì e festivi)
Chiesa di Santa Maria foris portas
Periodo 01/02 _ 30/11
dalle ore 8,30 – 19,00 (martedì- venerdì)
8,30 – 14,30 e 17,30 – 19,00 (sabato)
9,45 – 14,30 e 17,30 – 18,00 (domenica e festivi
Periodo 01/12 _ 31/01
dalle ore 8,30 – 18,00 (martedì- venerdì)
9,15 – 14,45 (domenica e festivi)
Periodo 20/12 _ 10/01
9,15 – 14,45 (domenica, festivi e feriali)
Antiquarium
Periodo 01/02 _ 30/11
dalle ore 8,30 – 13,15 (martedì- venerdì) solo gruppi, comitive e scuole con prenotazione
14,45 – 17,15 (sabato)
14,45 – 17,15 (domenica e festivi)
Periodo 01/12 _ 31/01
Antiquarium chiuso
- Tempietto sul Clitunno. I giorni di apertura sono i seguenti: Da Martedì al Sabato. La prima Domenica del mese sempre aperta con ingresso gratuito; le successive domeniche del mese aperte alternativamente.Giorno di chiusura: LUNEDIINGRESSO
Ingresso
intero € 2,00
Ridotto €. 1,00 secondo termini di legge;
gratuito per i cittadini dell’U.E. sotto i 18 anni.
AVVISO
Il Tempietto resterà aperto al pubblico dalle ore 14,15 alle ore 19,45 (orario estivo) e dalle ore 12,15 alle 17,45 (orario invernale).
Per avere maggiori informazioni clicca qui.
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