Henri-Marie-Raymond de Toulouse-Lautrec-Montfa nasce il 24 novembre 1864 ad Albi, una cittadine nel Meridione della Francia, non molto distante da Tolosa che oggi ospita il museo più grande dedicato all’artista.


I primi cenni biografici di Henri de Toulouse Lautrec
Henri de Toulouse Lautrec è stato un pittore francese della Belle Époque, riconosciuto come uno dei più geniali grafici della storia dell’arte, soprattutto nella litografia a colori.
Proveniente da una famiglia nobile, che non mancava di compiacersi con le Belle Arti per diletto, cominciò fin da piccolo ad interessarsi al disegno. Addirittura la nonna di Henri un giorno disse: «Se i miei figli a caccia prendono un uccello, ne ricavano tre piaceri: sparargli, mangiarlo e disegnarlo». Purtroppo nella sua famiglia, come in tutte le famiglie nobiliari, si era soliti sposarsi tra consanguinei credendo di preservare la purezza del sangue blu, senza pensare però che a lungo tempo le conseguenze per i futuri nascituri sarebbero state catastrofiche, compreso per il nostro pittore.
La malattia
Infatti, alla giovane età di dieci anni si scopre che l’artista soffriva di picnodisostosi, una malattia genetica delle ossa apparentemente simile al nanismo che gli procurava fortissimi dolori, e che oggi prende il nome di sindrome di Toulouse Lautrec. Nonostante le sue malformazioni fisiche vi si riconobbe presto il genio di Henri e lo si incoraggiò apertamente: il bambino, d’altronde, disegnava già da quando aveva quattro anni e il confronto con pittori di una certa levatura certamente accrebbe la sua sensibilità artistica. A dieci anni, tuttavia, la vita di Henri prese una piega spiacevolmente imprevista visto che la sua fragile salute iniziò infatti a deteriorarsi in maniera allarmante.
Le cure mediche del tempo non erano in grado di far fronte a tali malattie e i rimedi a cui Henri fu sottoposto, principalmente cure termali su insistenza della madre, non servirono a molto. In più la sua cagionevole salute fu aggravata da due cadute a terra che gli provocarono fratture estremamente gravi alle gambe senza possibilità di guarigione, anzi, gli impedirono un armonioso sviluppo scheletrico. Le sue gambe smisero di crescere, così che da adulto, pur non essendo affetto da vero nanismo, rimase alto solo 1,52 m, avendo sviluppato un busto normale ma mantenendo le gambe di un bambino.
La permanenza negli ospedali
All’età di quattordici-quindici anni trascorse lunghi periodi di cura negli ospedali durante i quali ne approfittava per leggere, disegnare e dipingere. Disegnava ciò che principalmente aveva visto durante la sua infanzia, ossia i cavalli, una passione che il padre gli ha trasmesso e, dato che non avrebbe mai potuto cavalcarli, almeno voleva saperli dipingere. Ma non solo, anche cani e scene di caccia, soggetti appartenenti a quel mondo aristocratico di cui lui faceva parte e che ne avrebbero fatto un gentiluomo.


Questo passatempo artistico dapprima iniziale passione, divenne col tempo una carriera quando ormai consapevole di avere un talento naturale non volle sprecarlo, anzi decise di approfondirlo andando a studiare a Parigi, negli atelier di diversi artisti. A differenza di molti suoi contemporanei non fu mai privo di mezzi e non fu mai costretto, per vivere, a contare sul successo delle sue opere.
Lo studio a Montmartre
Una volta acquisite le competenze necessarie decise di aprire un proprio studio a Montmartre, la zona di Parigi famosa già a quei tempi per i locali lascivi e l’atmosfera allegra, popolato da prostitute, ballerine, pittori, poeti.


La città stava vivendo a pieno il periodo della Belle Époque. La compagnia di questi personaggi al quanto bizzarri e grotteschi, riusciva a farlo sentire meno anormale, e allo stesso tempo divennero i soggetti dei suoi quadri con tutta la loro umanità.

Tale scelta non incontrò l’approvazione della famiglia di Henri la quale era ritenuta un affronto al nome della famiglia. Così cominciò a firmarsi con lo pseudonimo di “Treclau”, per mascherare la sua identità e tutelare dalle critiche il prestigioso nome della famiglia.
La locandina per il Moulin Rouge
Fu proprio a Montmatre che avvenne la svolta nella carriera di Lautrec con la locandina realizzata per il Moulin Rouge. La locandina rappresenta il primo esempio di pubblicità con un’immagine affascinante e accattivante, dalle linee essenziali e dai colori forti.
Ciò che viene messo in evidenza in questo caso è la figura umana, posta in primo piano, mentre l’ambiente circostante diventa solo un pretesto, uno sfondo poco elaborato che fa da contorno. Il suo interesse è rivolto ai personaggi: si focalizza ed esamina i “tipi” umani che incontra mostrati sotto una luce distorta, ironica, tramite nuove inquadrature, nuovi tagli delle scene, nuovi colori e accostamenti di colore. I soggetti rappresentati sono tra i più vari: borghesi goderecci, il popolo notturno, ma anche prostitute e le masse di derelitti che vivono ai margini della società.

Il manifesto pubblicitario del locale venne realizzato con la tecnica della litografia, in cui trova il mezzo più adeguato per soddisfare le sue esigenze. Tale tecnica si fondava sull’uso di forme semplificate, larghe zone di colore uniforme e un impiego assai limitato dell’illusionismo spaziale. Essendo principalmente un grande disegnatore, la litografia gli permetteva di esprimere al meglio l’uso della linea, con la quale catturava le forme, i corpi e lo spazio mentre nella realizzazione delle superfici la linea tende a formare suggestivi intrecci.
Gli anni di successo di Henri de Toulouse Lautrec
Dopo il successo riportato in seguito alla realizzazione del manifesto realizzato per il Moulin Rouge, tra il 1892 e il 1896 produsse una trentina di manifesti, con un picco di otto produzione nel 1896. Ogni manifesto era diverso dall’altro, ciascuno appropriatamente studiato per rende l’immagine più accattivante possibile. Nel momento in cui la Francia abolì la censura la stampa divenne libera e molte illustrazioni di Lautrec cominciarono ad apparire anche sulle riviste francesi.
Era un momento felice per la lettura quello che il Paese stava attraversando, con un aumento esponenziale di lettori grazie all’alfabetizzazione delle classi più umili e a una conseguente esplosione di giornali, che dovevano soddisfare le curiosità dei nuovi lettori. Così i manifesti a partire dal 1840 cominciarono a trovarsi non solo sui muri al coperto ma anche sui libri, disegnati dagli illustratori più in voga del momento. Questo oggetto comincerà col tempo a diventare un genere ricercato dai collezionisti d’arte poiché le copie diffuse erano limitate.
Moulin Rouge: La Goulue
Il primo manifesto realizzato da Lautrec è Moulin Rouge: la Goulue, datato 1891. La Goulue era la donna al centro del manifesto, rappresentava la stella del locale e doveva fungere d’attrattiva per invogliare il passante a partecipare. La sagoma rappresentata in primo piano è invece il suo partner Valentin, caratterizzato da un contorno estremamente espressivo che ne risalta i tratti fisiognomici.
L’influenza dell’arte giapponese è chiaramente riconoscibile nel forte scorcio delle linee di profondità del pavimento, nella maschera di Valentin, che non ha più nulla di umano, e nel taglio ardito delle figure. Anche le tendenze dell’art nouveau si rivelano nella forma trifogliata e astratta a sinistra, che si ripete nell’angolo a destra, e negli ornamenti stilizzati del cappello.
La sua pittura non mostra segni di sfumature o gradazioni di tono nelle stesure di colore, ma si distingue essenzialmente per un uso della linea essenziale, netta ed incisiva. Il risultato ci restituisce un immagine solo all’apparenza immediata, in realtà è frutto di numerosi disegni preparatori e di un lungo lavoro preliminare.
Le donne di Henri de Toulouse Lautrec
Con la frequentazione del suo amato locale Moulin Rouge nel quale trascorre molto tempo. Tempo che impiega per ritrarre amorevolmente le prostitute che frequentano il locale nell’intimità di tutti i giorni.



Le ragazze col tempo si affezioneranno a quel tipo strano, basso, simpatico e sensibile ma soprattutto l’unico che le considera donne con una loro dignità, e non solo donne di piacere.

Nel 1896 realizza La donna pagliaccio seduta, una litografia facente parte di una raccolta formata da dieci tavole a colori il cui titolo era Elles. La composizione si lega all’idea di tolleranza, rappresentata in molte sue opere assieme alla povertà e il vizio, senza però esprimere un giudizio, ma mostrando semplicemente uno scorcio di vita vissuta: l’immagine di una donna che lavorava nelle case di tolleranza. Purtroppo non ebbe un gran successo, nessun esemplare venne venduto. In questa litografia la donna ritratta è una ballerina che si esibiva in vari ruoli fra cui quello dell’acrobata, contorsionista, pagliaccio. La donna è stata ritratta mentre era seduta, in un momento di riposo, fra un’esibizione e l’altra.

Ha un’espressione ironica e distaccata; il suo carisma e il fascino che trapela dal suo volto sono accentuate dalla centralità dell’immagine nella scena. Il nome d’arte era Cha-U-Kao, e compare in molti quadri di Toulouse-Lautrec, tra cui ricordiamo “La clownessa Cha-U-Kao“. Quest’ultimo dipinto venne realizzato l’anno precedente, nel 1895, e ritrae la ballerina in un momento di intimità, forse nel suo camerino mentre si sta allacciando un colletto di stoffa ondulata e di colore giallo. Le pareti sono coperta da un verde che sembra gettato sul cartone, mentre il rosso del divano mette in risalto il nero e il giallo dell’abito di Cha-U-Kao.


Altra musa ispiratrice fu Jean Avril, la ballerina francese più celebre del Moulin Rouge, la cui vita è stata raccontata nel film Moulin Rouge con Nicole Kidman.
Donna colta e affascinante nonostante fosse figlia di cortigiani, ebbe un’infanzia difficile. Più volte finì in ospedali psichiatrici per via della sua instabilità mentale ed è qui che cominciò a ballare per i pazienti, trovando nella danza la sua vera cura. Le litografie che la rappresentano sono tra i più bei capolavori di Toulouse.
In una delle più celebri litografie la donna viene ritratta nel provocatorio calcio del can can, ballo per cui divenne famosa, in un’ingegnosa cornice chiusa dalla mano di un musicista che sta afferrando il collo di un basso. In questo quadro Avril mostra una grande energia, oltre che grazia, nel modo di muoversi e nel gioco di gambe che trasportano lo spettatore al ritmo di musica all’interno del quadro, con le linee flessuose dei movimenti man mano lo si guarda.
Qui Jane Avril è in una tela dove, oltre alla grazia e all’energia emanata dalle sue movenze, il pittore è stato in grado di esaltare anche la fragilità della donna evidenziata nell’espressione malinconica del volto. Al contrario degli ambienti equivoci di cui lei faceva parte, Jane è una figura innocente e pura.
La dipendenza dall’alcool
Ma se da un lato il folcloristico quartiere di Montmartre segnò la sua fortuna, dall’altro comportò gravi conseguenze alla vita: prima dei 30 anni contrasse la sifilide nei bordelli parigini (dove ormai era di casa), e soprattutto l’alcolismo. Istigato dall’assidua frequentazione dei locali l’alcol veniva servito fino all’alba, Toulouse-Lautrec iniziò a bere senza alcun limite le sue bevande preferite, tra cui l’assenzio distillato, dalle disastrose qualità tossiche che tuttavia rappresentava l’unico rimedio consolatorio, anche se artificiale, a poco prezzo.
Divenne così un uomo spesso ubriaco fradicio, odioso e irascibile, perseguitato da allucinazioni, accessi di estrema aggressività (spesso veniva alle mani, e una volta fu pure arrestato) e tremende fantasie paranoidi. Non si liberò mai dalla dipendenza dagli alcolici nonostante più volte scelse di ritirarsi in clinica per guarire. In ciascuna di queste occasioni si immergeva nel disegno.
Il contributo che il pittore francese riuscì a dare si riflette nei movimenti artistici successivi quali il Liberty, che farà della linea il suo principale mezzo di comunicazione, e il manifesto d’autore. Egli, infatti, fu il primo pittore ad utilizzare le sue capacità artistiche per la produzione di grafica d’autore, soprattutto in occasione di spettacoli teatrali e cabarettistici. «Con i suoi lavori Toulouse-Lautrec ha anticipato molte regole adottate dai pubblicitari di oggi: l’uso di colori sgargianti, personaggi capaci di attirare l’attenzione dei passanti, immagini provocatorie e con espliciti riferimenti sessuali».
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4 risposte su “A tu per tu con Henri de Toulouse-Lautrec”
ho avuto modo di godermi diverse mostre su questo straordinario rappresentante della belle epoque
coi suoi eccessi e i suoi slanci innovativi nell’arte; se ne rimane affascinati, anche per la figura umana dell’artista, assai provato nella sua seppur breve vita. Per fortuna almeno la sua produzione è stata considerevole.
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Ciao Daniela! Mi trovi assolutamente d’accordo…l’occhio umano con cui ritrae i suoi soggetti è eccezionale. I suoi disegni coinvolgono e affascinano. Ora è in mostra a Verona fino a settembre, un’ottima occasione per godere nuovamente della sua bravura.
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mi fa piacere il tuo entusiasmo. Buona domenica Alessandra
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Grazie! Anche a te cara Daniela.
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