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Estetica e Filosofia Storia dell'arte moderna

Il Laocoonte tra poesia e scultura

Il pensiero di Lessing sul Laocoonte. Con la sentenza pseudo-aristotelica dell’ut-pictura-poesis (la poesia come la pittura) si sosteneva che la pittura fosse come la poesia e che, di conseguenza, le arti figurative dipendessero dalle stesse regole della poetica.

Con la sentenza pseudo-aristotelica dell’ut-pictura-poesis (la poesia come la pittura) si sosteneva che la pittura fosse come la poesia e che, di conseguenza, le arti figurative dipendessero dalle stesse regole della poetica.

Lo scrittore, drammaturgo e filosofo tedesco Gotthold Ephraim Lessing (1729-1781) non è d’accordo e reagisce a questa concezione dominante usufruendo, come modello, del famoso gruppo scultoreo del Laocoonte, sul quale i migliori critici d’arte, (tra cui Johann Joachim Winckelmann, di cui abbiamo già parlato Winckelmann e il Laocoonte) si sono espressi.

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Foto di Gotthold Ephraim Lessing

Poesia o scultura: questo è il dilemma

Uno dei temi su cui riflette Lessing è se il famoso poeta latino Virgilio avesse preso spunto dal gruppo scultoreo, o se piuttosto non ne fosse stato la fonte. Nel primo caso il merito dell’idea sarebbe stata del poeta, più che dell’artista. La versione tramandata da Virgilio nell’Eneide è quella più nota ma in realtà, ribadisce Lessing, ne esistono versioni antecedenti presso gli autori greci.

Ne sono un esempio gli scritti del greco Pisandro di Rodi del IV sec a.C.. A questo punto viene da chiedersi: perché seguire le indicazioni di un poeta latino piuttosto che un loro conterraneo? La risposta è semplice: purtroppo non resta traccia dell’opera di Pisandro, se non per alcuni particolari del suo racconto presso gli scrittori greci. In ogni caso, qualsiasi sia la versione greca del racconto, il serpente attacca esclusivamente i bambini e non il saggio Laocoonte. A quest’ultimo non succede nulla. Tale versione è accettata anche da Licofronte (poeta alessandrino del 320 a.c.) che addirittura, per indicare i due serpenti, usa l’appellativo di «divoratori di bambini».

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Resta perciò difficile capire come mai l’artista greco abbia accettato la versione di un poeta latino.

Le motivazioni di Lessing

Per Lessing le motivazioni di tale scelta potrebbero essere solo due: il poeta latino doveva essere per loro un nome molto noto, oppure la scelta doveva essergli stata imposta. La versione di Virgilio è l’unica nella quale i figli e il padre vengono attaccati entrambi dai serpenti, perciò se un artista realizza questa versione dei fatti significa che ha seguito il poeta latino.

«Qui a noi tremenda e orribil cosa a un tratto

Davanti agli occhi apparve, e tal che i cuori

D’improvviso terrore sgomentò.

Laocoonte, allora tratto a sorte

Sacerdote a Nettuno, ai sacri altari

Quale vittima scelta un toro offriva.

Ed ecco che da Tendo, per l’acque

Alte e tranquille (inorridisco al dire!)

Due con immense spire orrendi mostri verso la riva tendono i lor petti

Alti tra flutti e le sanguigne creste

Superavano l’onde; il resto, orrendo,

sforzava il mare intorno spumeggiante

il dorso immenso in giri ampi avvolgendo.

S’udiva ovunque alto fragor di schiuma,

e già teneano il lido e, gli occhi ardenti

d’ira e di sangue rutili volgendo,

or qua or là i labbri sibilanti

con la lingua vibratile lambrivano.

Fuggimo eangui alla lor vista, e quelli

Con sicuro cammino dritto volsero

Contro Laocoonte; e prima i corpi

Dei suoi figli orribilmente avvinti,

e l’uno e l’altro serpe a sé li strinse

pascendosi coi morsi delle membra;

e poi lui stesso, in loro aiuto accorso

con l’armi in mano, afferrano ed avvolgono

nelle lor spire smisurate. Poi

due volte in mezzo strettolo, due volte

al collo date le squamose terga,

col capo e l’alte creste lo sovrastano.

Egli strappar quei nodi con le mani

Tentava pur, di sangue e di veleno

Sporche le bende: ed urli al cielo orrendi

Alzava intanto, pari a quei muggiti

Quando un toro ferito fugge l’ara,

scossa dal capo la malferma scure»

Eneide, Virgilio

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La Processione del cavallo di Troia, olio su tela di Giovanni Domenico Tiepolo

Ovviamente in tutto ciò non c’è nulla di certo, sono soltanto ipotesi sulla base delle quali un critico può impostare le proprie considerazioni. Lessing prosegue riflettendo su un’altra questione: ammesso che gli scultori abbiano imitato Virgilio, in che modo lo hanno fatto? Le spire, ad esempio, non avvinghiano tutto il corpo ma lasciano libere le braccia, per lasciare alle mani tutta la loro potenzialità.

«Nulla da più espressione e vita del movimento delle mani; specialmente nella passione, il volto più eloquente è insignificante senza di esse.»

Se l’artista avesse rappresentato le braccia chiuse, strette al corpo, l’intero gruppo scultoreo avrebbe trasmesso freddezza e morte. Quelle scolpite sono delle mani impegnate al massimo per difender il corpo di un uomo laddove il dolore è più forte. Altrimenti se avessero fatto avvinghiare le spire del serpente intorno al collo del Laocoonte avrebbero perso quell’equilibrio di proporzioni che rende il gruppo piacevolmente osservabile. Perciò le spire sono per lo più concentrate sulle gambe e sui fianchi, suscitando così l’idea di una fuga impedita per via dell’immobilità delle gambe. Una scelta rappresentativa che l’artista evita sapientemente, allontanandosi dal verso virgiliano in cui si raccontava:

«Poi

due volte in mezzo strettolo, due volte

al collo date le squamose terga,

col capo e l’alte creste lo sovrastano.»

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Francesco Hayez, Laocoonte, 1802, Milano, Accademia di Brera.

Questa scelta va ad esaltare la saggezza dell’artista, insieme alla scelta di non abbigliarlo nello stesso modo. Il Laocoonte di Virgilio indossa gli abiti consoni al suo ruolo di sacerdote, mentre l’artista ce lo presenta nudo. Per l’artista la scultura non poteva imitare le stoffe perciò hanno preferito ometterle, come per la benda in testa, che avrebbe notevolmente indebolito l’emozione trasmessa, in quanto la fronte è la sede dell’espressione.

Ricorda a proposito Lessing:

«La bellezza è la suprema missione; la necessità inventò i vestiti, e che cosa ha a che fare l’arte con la necessità? Riconosco che vi è anche una bellezza dell’abbigliamento: ma che cos’è essa in confronto alla bellezza della forma umana? E chi, potendo raggiungere la cosa più grande si accontenterà di quella più piccola?»

La differenza tra pittura e poesia secondo Lessing

Ciò che più interessa a Lessing è capire quale sia la differenza tra pittura e poesia, mettendo in discussione la diffusa affermazione che voleva che poesia e pittura fossero simili. Analizzando il testo poetico dell’Eneide di Virgilio e confrontandolo con la rappresentazione scultorea del Laocoonte, Lessing arrivò a una conclusione ben precisa. Mentre la poesia espone i fatti in successione e quindi descrive un azione in movimento, l’arte figurativa deve rappresentare un unico momento fissato in qualcosa di statico.

La differenza tra la poesia e la scultura secondo Lessing

Poesia e scultura hanno in comune una sola cosa, entrambe imitano un corpo e i corpi esistono non solo nello spazio ma anche nel tempo. Solo che la scultura risponde anche a criteri estetici. La disarmonia e la bruttezza nell’arte figurativa non sono ammesse perché ostacola il cammino dell’arte verso la bellezza.

Se Winckelmann individuava nella scelta di rappresentare il Laocoonte con espressioni composte un riferimento al valore della civiltà greca, Lessing la vede come una scelta estetica, volta a non suscitare il disgusto. Lessing cita il passo in cui Priamo proibisce ai Troiani di versare lacrime: e perché Agamennone non comanda lo stesso?

«Il poeta vuole insegnarci che solo il civile greco può contemporaneamente piangere ed essere valoroso, mentre l’incivile Troiano, per esserlo, deve prima soffocare ogni umanità»

Il greco è in grado di soffocare il pianto per mostrare valore, in quanto, come eroe, possiede la misura del proprio valore e anche della propria collera. I Troiani invece, sono barbari nei quali la collera brutale della guerra annebbia ogni sensibilità.

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L’artista:

«doveva dunque diminuirlo; mitigare le grida in sospiri; non perché il gridare tradisca un animo ignobile, ma perché stravolge il volto in un modo disgustoso. Si immagini, infatti, di spalancare anche solo la bocca al Laocoonte e si giudichi. Lo si faccia gridare e si osservi. Era un’immagine che suscitava compassione, perché mostrava nel contempo bellezza e dolore; ora è divenuta una figura brutta e orribile, da cui si volge volentieri lo sguardo, perché la vista del dolore suscita ripugnanza nel dolce sentimento della compassione. La semplice ampia apertura della bocca nella pittura è una macchia e nella scultura è una cavità che produce l’effetto più disgustoso del mondo»

Nella poesia invece, la rappresentazione del brutto è concesso perché il suo scopo è la compassione. Una compassione frutto di un contrasto tra due sentimenti misti: la repulsione e il piacere.

«Un corpo deforme e un anima bella sono come l’olio e l’aceto che, se anche si mescolano, restano pur sempre separati dal gusto. In essi non si dà alcun terzo; il corpo suscita repulsione, l’anima piacere, ognuno per proprio conto. Solo se il corpo deforme è contemporaneamente cagionevole e malato, se inibisce l’anima nei suoi effetti, se diventa la fonte di svantaggiosi pregiudizi verso essa: solo allora repulsione e piacere fluiscono l’una nell’altro; ma la nuova manifestazione che ne nasce non è il riso, bensì la compassione e si fa interessante l’oggetto che, senza di essa, avremmo solo stimato.»

Il contrasto però non deve essere troppo stridente «come l’olio e l’aceto», ma gli opposti devono essere in grado di fondersi in un terzo sentimento. Se ciò non avviene dal brutto prenderà forma il sentimento misto del terribile e non della compassione.

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Pieter Claez Soutman, Laocoonte e i suoi figli avvinghiati dai serpenti marini, olio su tela, 1640 circa

Dove si trova il Laocoonte? 

Il Laocoonte si trova nei Musei Vaticani

I Musei Vaticani sono aperti dal lunedì al sabato:
H. 9.00 – 18.00
 (ultimo ingresso h. 16.00)

Ogni ultima domenica del mese: 
H. 9.00 – 14.00
 (ultimo ingresso h. 12.30)

Dove sono i Musei Vaticani? 

Per raggiungere i Musei Vaticani è molto semplice. Puoi raggiungerli con:

la Metro
Linea A direzione Battistini, fermate Ottaviano o Cipro

il Bus
49, fermata piazzale antistante i Musei Vaticani
32, 81, 982, fermata Piazza del Risorgimento
492, 990, fermata Via Leone IV / Via degli Scipioni

il Tram
19, fermata Piazza del Risorgimento

un Taxi
Stazione piazzale antistante i Musei Vaticani

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